Lettera al Ministro Brunetta


Alla cortese attenzione del
Ministro per la Pubblica Amministrazione e Innovazione
Prof. Renato Brunetta


Gentile Ministro,

chi Le scrive è un gruppo di docenti precari della provincia di Treviso. Amando il nostro lavoro, che abbiamo scelto di svolgere con competenza e professionalità, dopo anni di studi e di dedizione, abbiamo a cuore, come Lei, l’efficienza del sistema scolastico.
Richiamandoci alla Sua battaglia in favore della qualità del servizio pubblico e del merito, contro l’incompetenza, l’assenteismo e gli sprechi, dopo lunghe discussioni, abbiamo elaborato alcune proposte che, pur non implicando nessuna spesa aggiuntiva per lo Stato, consentirebbero di migliorare il sistema scolastico e il suo corpo docente.
Riteniamo infatti che la competenza e la preparazione degli insegnanti siano condizioni imprescindibili per una scuola di qualità, che non tradisca il proprio ruolo di formazione ed educazione dei cittadini di domani.
Queste le nostre proposte:

1) Creazione di un meccanismo chiaro in grado di sollevare dall’incarico gli insegnanti che manifestano una evidente incompetenza.
All’interno della scuola, purtroppo, esistono alcuni docenti che non svolgono con competenza e correttezza l’importante compito che viene loro affidato. In questo modo colpiscono duramente il prestigio dell’intera istituzione. Attualmente, infatti, un pessimo docente di ruolo gode di garanzie quasi assolute, a prescindere dal suo operato.
È dunque necessario creare un chiaro ed efficace meccanismo di selezione. Il metodo da noi suggerito è il seguente. In caso di ripetute segnalazioni di inadeguatezza di un docente, si propone la costituzione di una commissione articolata in tre componenti: 1) colleghi del consiglio di classe e del dipartimento, 2) Dirigente scolastico, 3) studenti (che potrebbero essere rappresentati dai loro genitori fino alla secondaria di primo grado). Dopo aver raccolto prove oggettive (esaminando il registro, le prove scritte, la correttezza e la precisione nello svolgimento dell’attività didattica, etc.), se all’interno di ogni componente la maggioranza dei membri vota l’allontanamento dell’insegnante, questi viene trasferito d’ufficio in un’altra scuola. Qualora anche nel nuovo istituto si ripetesse la medesima situazione, il docente verrà licenziato.
È ovviamente possibile adottare anche altri meccanismi, differenti da quello da noi proposto, ma è fondamentale riqualificare il corpo docenti, eliminando gli incapaci e tutelando i più meritevoli.

2) Sostituzione della attuale graduatoria di merito con una nuova graduatoria risultante da un concorso in cui si tenga conto dei titoli acquisiti e dei servizi svolti.
Ogni anno metà delle nuove immissioni in ruolo viene fatta dalla graduatoria del vecchio “concorso ordinario”, un concorso che si è svolto quasi 11 anni fa e la cui graduatoria non è stata più aggiornata da allora. Si tratta spesso di persone che non hanno mai lavorato nella classe di concorso in cui vengono assunte, selezionate in base a conoscenze puramente teoriche, senza tener conto delle effettive capacità didattiche. Poiché si tratta di una graduatoria a scorrimento, in molte classi di concorso vengono ora assunti anche coloro che hanno ottenuto nel ’99 solo il punteggio minimo; mentre nella graduatoria ad esaurimento sono presenti docenti abilitati con il punteggio massimo e con numerosi anni di esperienza. Ci sembra evidente che la cosiddetta “graduatoria di merito”, congelata dal ’99, sia ormai un meccanismo incapace di premiare il “merito” reale. Riteniamo dunque fondamentale che tale graduatoria venga finalmente aggiornata, eventualmente con un concorso per soli titoli e servizi.

3) Riduzione dei passaggi di ruolo e di cattedra ad un massimo del 20% delle effettive immissioni in ruolo nella medesima classe di concorso.
Ora, prima delle immissioni in ruolo, fino al 50% dei posti disponibili viene assegnato in modo definitivo a docenti già in ruolo in un’altra classe di concorso oppure provenienti da un altro grado di istruzione. Si tratta spesso di persone che non hanno mai insegnato le discipline per le quali assumono il nuovo ruolo; quindi, rispetto a qualsiasi abilitato presente nella graduatoria ad esaurimento, hanno un’esperienza, delle conoscenze e delle competenze nettamente inferiori. Poiché questo 50% viene reiterato ogni anno, entro due anni i precari possono arrivare a perdere fino all’80% dei posti. Ad esempio: se in una classe di concorso ci sono 10 cattedre di diritto disponibili, mancando immissioni in ruolo, l’anno seguente saranno 5 e quello successivo solo 2 o 3. Proponiamo, perciò, che ogni 10 nuove immissioni in ruolo, siano destinati ai passaggi di ruolo e di cattedra al massimo 2 posti.

4) Assegnazione, anche in futuro, di almeno metà delle nuove assunzioni in ruolo ai docenti iscritti nella graduatoria ad esaurimento.
La graduatoria ad esaurimento permette di valutare l’esperienza accumulata dai docenti precari in termini di anni di insegnamento e di titoli acquisiti. Nel settore privato la reiterazione dei contratti a tempo determinato per più anni consecutivi comporta necessariamente l’assunzione a tempo indeterminato. Appare dunque necessario garantire maggiori tutele a coloro che lavorano ormai da molti anni per lo Stato. Pertanto chiediamo che, accanto alle nuove modalità di assunzione che verranno definite nei prossimi anni, una quota corrispondente almeno al 50% delle nuove immissioni in ruolo venga sempre destinata alla graduatoria ad esaurimento.

5) Creazione di chiari meccanismi di controllo per evitare la pratica, diffusa purtroppo in alcuni istituti privati, di sfruttamento del lavoro dei precari senza che a questi venga corrisposto il dovuto stipendio.
I docenti di alcune scuole private, in particolare al Sud, subiscono talvolta una pesante ed inaccettabile forma di sfruttamento: lavorano senza percepire alcuno stipendio, oppure per un salario assolutamente irrisorio, pur di maturare il punteggio necessario per salire nelle graduatorie delle scuole statali. Riteniamo che lo Stato italiano non possa in alcun modo accettare pratiche di sfruttamento del lavoro e che debba battersi con forza affinché ciò non avvenga, creando efficaci organismi di controllo.

6) Istituzione di un elenco speciale per l’insegnamento agli adulti stranieri nei CTP, riconoscendo i titoli di didattica dell’italiano come L2 e i servizi pregressi in questo specifico settore.
Attualmente è possibile passare dall’insegnamento rivolto a bambini e preadolescenti a quello rivolto agli adulti stranieri senza il possesso di alcun titolo specifico. Riteniamo, invece, che le competenze richieste in questi due settori siano differenti e specifiche. Pertanto è opportuno favorire l’inserimento nei CTP di docenti già qualificati per l’insegnamento agli adulti. Sarebbe un evidente spreco di competenze e di risorse, infatti, non utilizzare in modo ottimale del personale che è già stato formato. A tal proposito menzioniamo il corso di Alta Formazione per Docenti EDA dell’Università di Padova che, attraverso il finanziamento dalla Regione Veneto, ha formato molti docenti ora rimasti inutilizzati.

Rimanendo a Sua disposizione per eventuali chiarimenti, La salutiamo cordialmente:


Gruppo Docenti in Mutande
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